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Mourinho e i nemici, il racconto di una stagione incredibile. Le sfide decisive e il vento contrario. Sartre e i calamari. L’invidia dei gufi, Palazzi a bordo campo, il calcio di Totti, il Grande Slam, il delirio, l’addio.

martedì 1 giugno 2010

Vincere tutto

Ora non dobbiamo mollare e dobbiamo crederci, pur restando consapevoli di tutte le difficoltà che andiamo a incontrare, ma queste fanno parte del gioco. Certo, la sconfitta con la Samp non ci voleva proprio, soprattutto per come è maturata, dopo un primo tempo spettacolare, con tante occasioni da gol. Ora dobbiamo guardare avanti, senza pensare a quello che accade, il nostro dovere è quello di cercare di vincere e poi vedere quello che succede. [Francesco Totti, Corriere dello Sport, 30 Aprile 2010]

“La nostra prima mezz'ora è stata buona. Poi è arrivato il goal dell'Inter, frutto magari di qualche nostra disattenzione, e abbiamo cominciato a fare fatica. Ma fino al rigore, nato da una punizione a nostro favore, il Milan aveva comunque tenuto il campo. E' finita 4-0 e non c'è più nulla da dire, ma resta una gara particolarissima. Dobbiamo rivedere alcune cose, sono convinto però che la nostra sia una buona squadra”.
“[Del ritardato cambio di Seedorf] smettiamo di parlarne, questi sono tormentoni tutti italiani. Guardiamo avanti e pensiamo al futuro. Dispiace perdere il derby, ma siamo pronti a ripartire subito da Livorno, per poi buttarci nel nostro habitat naturale che è la Champions”. [Intervista di Adriano Galliani a Milan Channel, 1 Settembre 2009]

“Galliani ha spiegato come il Milan è venuto fuori dalla presunta crisi dopo la settima giornata attraverso la fiducia e la compattezza del gruppo - argomenta il vicedirettore generale della Juve - ed è quello che cercheremo di fare anche noi. Il gruppo è compatto. Adesso abbiamo un tour de force importante, quindici, venti giorni, e speriamo di avere il rientro di alcuni giocatori importanti. Quelli che ci danno quella fisicità che, unita alla tecnica e alla classe, può essere determinante”.
“È vero, nelle ultime partite possiamo aver fatto poco, ma perché nelle prime sette abbiamo fatto più di tutti? La squadra era la stessa. È inutile e facile parlare stando seduti davanti a una scrivania e a un monitor. Non parliamo di dati, il calcio si guarda con gli occhi, non con i numeri”. [Intervista a Sky di Roberto Bettega, 17 Gennaio 2010]

Totti, Galliani, Bettega. Dichiarazioni di personaggi molto diversi, che insieme totalizzano parecchi decenni di calcio a grande livello, in vari ruoli. Personaggi tutti vincenti e acclamati a vario titolo per essere avere occupato, con le loro squadre, i vertici del movimento calcistico mondiale.
Eppure se c’è una cosa che accomuna queste figure distanti, è proprio il fatto di non conoscere la gioia del Grande Slam. Loro, come tanti altri, sanno cosa significa vincere, vincere per lunghi periodi, dominare gli avversari, celebrare ed essere ricordati negli annali. Eppure vincere tutto è totalmente diverso.
Si esponeva a critiche, anche plausibili e motivate, Josè Muorinho quando, tre giorni prima di partite chiave di campionato, schierava la formazione titolare in Coppa Italia. E invece aveva ragione lui: scegliere tra i trofei, come molti fanno, è una scelta perdente. E poi non era questo l’obiettivo dei ragazzi di Moratti a inizio anno.
L’obiettivo non era una stagione vincente, non era ritornare sul tetto d’Europa dopo quarantacinque anni, non era il quinto scudetto consecutivo, non era la sesta coppa nazionale.
Mourinho dall’inizio dell’anno ha inseguito il trionfo totale, la stagione unica e irripetibile, un epico triplete che inserisce l’Inter dello Special One tra il ristrettissimo numero di squadre (nessuna italiana) in grado di portare a termine un’impresa così.
E per gli altri, cosa significa il trionfo neroazzurro? A Radio MilanInter, il 24 Maggio, durante la trasmissione Controcalcio, la conduttrice legge il messaggio lucido e accorato di un tifoso milanista, Daniele da Gallarate, uno che ha fatto presto a capire davvero cosa è successo, uno che lucidamente è in grado di prevedere il futuro che lo aspetta: “A questo punto, spero venga presto la fine del mondo”.

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