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Mourinho e i nemici, il racconto di una stagione incredibile. Le sfide decisive e il vento contrario. Sartre e i calamari. L’invidia dei gufi, Palazzi a bordo campo, il calcio di Totti, il Grande Slam, il delirio, l’addio.

giovedì 3 giugno 2010

Tecnica, tranquillità e tattica

Al di là di ogni iperbole sulle doti balistiche di Milito e sulla “specialità” di Mourinho, è utile cercare un fondamento razionale ad una impresa di questa portata. Come ha potuto l’Inter tenere dietro Roma e Milan in campionato, eliminare in Coppa Italia la Juventus e la Fiorentina, dominare in Champions sui campioni di Inghilterra, Spagna e Germania, vincere le finale di Madrid e soprattutto quella di Roma, nonostante il clima infame?
Il primo mattone è stato sicuramente mantenere intatte le prerogative che hanno consentito a questa squadra di vincere quattro scudetti di fila: la forza fisica e la determinazione.
Nonostante la perdita di Ibra, la squadra ha mantenuto una supremazia in termini di centimetri e chili su quasi tutti gli avversari. Soprattutto gli innesti di Lucio e Thiago Motta hanno consentito all’Inter di continuare a essere una squadra di colossi.
La grinta mostrata quest’anno poi è stata persino superiore a quanto visto in precedenza.
Rispetto all’anno passato la squadra ha però una tecnica superiore. Palleggio disinvolto, giro-palla sicuro, azioni in verticale con passaggi di prima, sempre palla a terra (vedi il primo gol del derby di andata), anche negli spazi stretti. L’Inter di Ibra non aveva certo questa capacità di gioco, l’arrivo di giocatori come Eto’o, Motta, Pandev, Milito ha consentito la metamorfosi.
Un altro aspetto fondamentale della crescita della squadra è la tranquillità. Capita in parecchie partite, durante la stagione 2009-2010, di trovarsi in situazioni davvero difficili. Sotto di due gol a Bari, in svantaggio col Siena, col Barcellona in casa, persino col Chievo alla penultima di campionato. In questi momenti l’Inter mostra sempre una serenità assoluta.
Sicuramente su questa maturazione ha lavorato Mourinho nello spogliatoio. Non solo, l’allenatore riesce anche a proteggere la squadra dalle tensioni eccessive, spostando, prima di ogni incontro decisivo, l’attenzione dei media su falsi obiettivi.
Il cucchiaio d’oro di Rosella Sensi, il rumore dei nemici, la convocazione di Balotelli, persino le sue dimissioni. Nei prepartita che contano la squadra è isolata, blindata, nessuna polemica investe i giocatori, nessuna tensione proviene dall’esterno. Mou in conferenza stampa detta l’agenda, prepara sempre qualche nuova esca profumata e luccicante. E i media abboccano.
L’ultima chiave della stagione trionfale, anche questa dovuta a Mourinho, è quella tattica. Il portoghese gioca con quattro difensori (ma quando Maicon avanza, diventa una difesa a tre), due centrocampisti bassi e una punta davanti. Dietro Milito, una linea di tre giocatori, attaccanti di ruolo, centrocampisti di posizione, a volte anche difensori nei momenti difficili.
L’idea che ci sta dietro è che per dare compattezza alla squadra non occorre essere rubapalloni di professione, basta tenere la posizione ed essere disposti a un po’ di sacrificio. Questo consente all’Inter di non scoprirsi e, quando riesce a ripartire, con Sneijder a ispirare Eto’o, Milito e Pandev, è davvero dura per tutte le difese.
Viene in Italia ad insegnare calcio, Josè Mourinho. Il suo capolavoro tattico troverà emulatori insospettabili.
[Dice Chiellini:] “ (..) La nostra difesa a 4? L' Inter difende a 4, ma quando a destra Maicon attacca, Chivu scala al centro e diventa una linea a 3”. Nel pomeriggio il campo ha tradotto le parole di Chiellini in una lunga prova di 4-2-3-1, con Maggio alla Maicon e Zambrotta alla Chivu (in attesa appunto di Chiellini), con la promozione di Bonucci titolare, col ripristino della raffinata e sostanziosa coppia di centrocampo Pirlo-De Rossi e soprattutto con Marchisio alla Sneijder (..)” [Enrico Currò, La Repubblica, 29 Maggio 2010]

1 commento:

  1. Per tanti anni ci siamo chiesti "Ma una volta toccherà anche a noi?" e ogni volta finiva male, se non malissimo.
    Finalmente il nostro Momento è arrivato ed è stato - come solo una squadra pazza e geniale può fare - tutto esagerato, al cubo!
    Contro tutto e contro tutti, AMALA!

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